L’adolescenza è il passaggio dall’infanzia all’età adulta ed è normalmente caratterizzato da quella fase definita come crisi adolescenziale.
L’adolescente si sente intrappolato in un tempo da cui teme di non uscirne mai più, soffre la perdita di punti di riferimento e non è ancora in grado di godere delle sue nuove conquiste e della sua nuova identità.
Deve elaborare il lutto da separazione nei confronti degli oggetti di investimento infantili, in primo luogo verso le figure genitoriali, per potersi rendere autonomo da loro ma, allo stesso tempo, ha segretamente bisogno del riconoscimento dell’adulto per sentirsi veramente autonomo. Questa necessità dà luogo a comportamenti contraddittori che vanno da moti di indipendenza e ribellione all’autorità degli adulti, a richieste regressive di attenzione.
Adolescenza periodo di cambiamenti
L’adolescenza è un periodo complesso, una fase di cambiamento a livello psicologico, fisico e sociale. Una serie di sfide si aprono agli occhi dei ragazzi e anche dei loro genitori, che vivono questa fase con angoscia e preoccupazione per i figli che crescono.
L’adolescente deve accettare il corpo che cambia con la pubertà, definire la propria identità e costruire un’immagine del sé adulto, acquistare maggiore indipendenza e gestire nuovi vissuti ed emozioni.
Si apre un mondo fatto di nuove relazioni, amicizie e prime esperienze di relazione intima che veicolano verso la scoperta della sessualità.
È quindi una fase che destabilizza l’individuo, spesso caratterizzata da inquietudini e difficoltà che, se non correttamente risolte, possono portare all’insorgenza di disagi anche gravi. Aiutare gli adolescenti ad affrontare questi cambiamenti non è sicuramente facile anche per l’estrema conflittualità che mostrano verso molte realtà.
Ma cosa significa essere adolescenti in un’epoca caratterizzata da frammentazioni familiari e crescente individualismo? Perché oggi i genitori sono confusi di fronte ai figli adolescenti, che usano linguaggi forti e contraddittori, non sempre facili da comprendere?
Quando si manifesta nell’adolescente umore depresso, rabbia, tristezza e chiusura, oppure un’azione violenta verso se stesso o verso gli altri è bene fermarsi, e chiedere aiuto ad un professionista che può offrire uno spazio protetto e non giudicante a tutta la famiglia, e lavorare con loro per ristabilire comprensione ed armonia.
Il ruolo dei genitori
I genitori vivono la fase adolescenziale con paura, con fatica ad accettare che il proprio figlio diventi grande e sono spesso accompagnati da senso di colpa davanti alle sue difficoltà.
Mamma e papà devono sostenere i loro figli nella sperimentazione della propria autonomia, pur mantenendo una posizione ferma sulle regole e i principi da rispettare. Devono essere una presenza silenziosa ed empatica in grado di sostenere il figlio nelle difficoltà, rispettare i suoi tempi, i momenti di crisi e quelli di inspiegabile euforia.
L’adolescente ha ancora bisogno della sicurezza familiare, anche se cerca di negarla, quindi essere presenti ma non invadenti è importante.
Costruire una relazione basata sulla fiducia, sul riconoscimento e espressione delle emozioni, sul sostegno in difficoltà e sulla definizione di “no” chiari e fermi già nell’infanzia, è un buon punto di partenza per affrontare la fase del conflitto e del rifiuto.
Conoscere i segnali e imparare a interpretarli permette di discriminare normali condotte da campanelli di allarme e riuscire a intervenire tempestivamente in caso di serio rischio.
Attenzione dunque ad una serie di segnali che, pur non essendo esaustivi, vengono qui riportati a titolo di esempio:
- iperattività o costante ed eccessiva mancanza di volontà, sonnolenza continua (può essere il segnale dell’uso di sostanze stupefacenti)
- Umore depresso, basso rendimento scolastico ed elevato numero di assenze a scuola, fobie/paure, sintomi da stress, problemi psicosomatici come continui mal di testa, mal di pancia, disturbi del sonno, enuresi (potrebbe essere sottoposto a fenomeni di bullismo)
- l’indossare vestiti lunghi e coprenti anche se non necessario (può indicare pratiche di autolesionismo, come piccoli tagli o bruciature che si tentano di nascondere)
- trascorrere molto tempo chiusi in bagno, specialmente dopo aver pranzato/cenato (può essere legato ad un disturbo alimentare, bulimia/anoressia)
I problemi degli adolescenti: cosa fare?
Quali sono le problematiche legate all’adolescenza? E, soprattutto, come interpretare e gestire alcuni comportamenti?
Immaturità della corteccia prefrontale
Vi sono motivi neurofisiologici di alcuni comportamenti tipici dell’adolescente, come per esempio la tendenza a dire bugie o l’incapacità di valutare le conseguenze di alcune azioni.
Le recenti scoperte in neuroscienze hanno evidenziato alcuni aspetti della maturazione cerebrale degli adolescenti che, fino a poco tempo fa, non erano stati identificati.
Quella che da sempre viene considerata una fase di crisi, una sorta di blackout da cui i genitori vorrebbero uscire il prima possibile, è quindi in realtà solo una tappa dello sviluppo come le altre, caratterizzata da fragilità e criticità ma anche da molte opportunità.
I comportamenti dell’adolescente non sono, infatti, dettati da un subbuglio ormonale ma da un’immaturità della corteccia prefrontale che, secondo le recenti scoperte, non ha ancora concluso completamente il suo sviluppo.
La corteccia prefrontale è la parte del cervello che regola molti aspetti della nostra vita mentale: la capacità di progettare e pianificare, di valutare le conseguenze delle proprie azioni, di agire con responsabilità. Chiunque abbia a che fare con un adolescente, quindi, non può prescindere dal prendere in considerazione questa immaturità e dall’interpretare alcuni comportamenti come conseguenze di questo stato.
I rapporti con i coetanei
I genitori di un adolescente restano facilmente sconcertati dai cambiamenti improvvisi che questa fase porta con sé.
Per esempio, di punto in bianco un adolescente può non aver voglia di uscire con i genitori, può iniziare ad allontanare mamma e papà per favorire, invece, i rapporti con i coetanei.
In questa fase si assiste a un intensificarsi dei vissuti sociali, dei rapporti che gli adolescenti vivono con i pari. L’adolescente vive un fermento emotivo, una nuova intensità nelle emozioni.
Tutto ciò lo porta a voler sperimentare le relazioni intensamente e i rapporti con i coetanei assumono una nuova importanza perché l’adolescente ha voglia di giocarsi tutto questo desiderio di intensità emotiva.
Le bugie
Gli adolescenti sono capaci di raccontare incredibili ed enormi bugie, di elaborare racconti degni di una sceneggiatura cinematografica. A tutto ciò c’è una spiegazione scientifica.
L’immaturità della corteccia prefrontale apre a una grande capacità creativa. Questa potenzialità creativa viene spesso utilizzata dall’adolescente per scopi non proprio nobili, per esempio per inventarsi memorabili bugie. L’adolescente non è cattivo e non si comporta in modo scorretto per fare impazzire il genitore o per farlo soffrire. È la sua immaturità a impedirgli di fare altrimenti.
Qui, però, i genitori possono svolgere un ruolo importante: permettergli di accedere e usare tutta questa creatività ma in un contesto che preveda apprendimento, per non giocarsi un’opportunità simile, per esempio, nelle bugie.
Incapacità di pianificare
Come può fare un genitore a inserire questi cambiamenti e questa immaturità in un contesto non rischioso per il figlio, sostenendo il cambiamento da un punto di vista educativo?
È necessario che i genitori lascino all’adolescente la possibilità di sperimentare le sue relazioni ma in una cornice di regole che lo aiutino a muovere un comportamento senza grossi rischi. È fondamentale che queste regole siano sempre negoziate con i figli, però.
È altresì cruciale aiutare l’adolescente a organizzarsi, perché ancora immaturo per farlo da sé. La capacità di pianificare è una pretesa del genitore ma questa fase prevede che l’adolescente sia sostenuto, per esempio all’interno di una pianificazione scolastica.
Continua ricerca del conflitto con l’adulto
Gli adolescenti cercano in continuazione il conflitto con gli adulti. E tutto ciò è indispensabile per la loro crescita, dunque il conflitto è fortemente necessario.
L’adolescente esercita il conflitto con i genitori perché ha bisogno di rompere l’incanto infantile, di staccarsi dalle figure di riferimento che fino al giorno prima erano idealizzate, erano gli unici riferimenti possibili (la mamma e il papà).
Gli adolescenti hanno bisogno di prendere in mano la loro vita e, per farlo, devono rompere quel legame. Senza conflitto, non riescono a farlo.
Di fronte a una necessità del genere, cosa possono fare i genitori?
Il consiglio è di far convergere l’aspetto educativo dell’adolescenza sulla figura paterna o, comunque, usare un codice paterno. Quest’ultimo è regolativo ma incoraggia anche a sperimentare, a “lanciarsi” nel mondo. Invece, il codice materno tende a trattenere il figlio nell’infanzia, a rassicurare e a custodire.
È anche per questo motivo che il conflitto nell’adolescenza è più accentuato nei confronti della madre. In questo momento della crescita è importante avere anche altre figure di riferimento, come un allenatore o i professori, che rappresentino altri punti di vista e che non facciano sentire il genitore sempre solo e in primo piano nell’educazione del figlio.
Le opportunità
L’adolescenza non è solo litigio, conflitto e sofferenza. Anzi, lo è ma il suo “codice” di espressione e di comunicazione nasconde anche molte opportunità. Per esempio, le neuroscienze hanno evidenziato che nell’adolescenza si amplificano le capacità cognitive, si potenzia la memoria, si impara più facilmente e più rapidamente.
Questa enorme opportunità, però, può portare ad apprendere ciò che è sbagliato. Per sfruttare in modo costruttivo un tale stato di grazia, è bene che gli adolescenti possano fare esperienza di situazioni positive, di esperienze di qualità per “mettere insieme tutti i pezzi”, per unire creatività e apprendimento in modo organizzato.
Se hai bisogno di un consulto posso aiutarti, contattami attraverso il bottone.
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